giovedì 19 aprile 2012
La società di Belle Arti e la nascita del sistema museale triestino - di Massimo De Grassi
Donato Barcaglia, La vita che tenta di arrestare il Tempo.
Nel presentare al pubblico la nuova collezione d'arte antica appena allestita nei locali del cosiddetto "castelletto" di Miramare, l'allora soprintendente ai beni storico-artistici Bernardo Civiletti aveva sottolineato come l'impulso per fondare una nuova pinacoteca venisse dalla "necessità di dotare la città di Trieste di una Galleria d'arte antica essendosi notato che, sebbene ricca di una civica collezione d'arte moderna quale il Museo Revoltella, ben pochi esempi di pittura rinascimentale e barocca si potevano agevolmente vedere in città"1. L'acquisto della collezione Mentasti e il successivo arrivo di altri lavori di diversa provenienza porteranno così alla formazione della Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste, "ricca di pezzi veramente importanti come di esempi di primo piano"2. Fino a quel momento, le raccolte pubbliche triestine, nonostante le acquisizioni dell'immediato dopoguerra che avevano arricchito non poco il patrimonio museale, non offrivano certo un panorama ricco e rappresentativo della storia artistica nazionale, mentre ben più vasto e articolato era il nucleo di lavori ottocenteschi e di primo Novecento di respiro internazionale. Un campo dove la città, grazie soprattutto all'istituzione nel 1872 del Civico Museo Revoltella, era stata all'avanguardia nel costruire una notevole collezione d'arte contemporanea intorno al lascito dell'imprenditore3. Non che a Trieste mancassero o fossero mancati nuclei collezionistici o dipinti antichi anche di grande importanza, ma queste raccolte, salvo alcune eccezioni, erano state ben presto disperse lasciando poche tracce di sé sul territorio4. Soltanto a Novecento inoltrato, grazie alla presenza di istituzioni cittadine ormai consolidate, diventerà prassi comune per le famiglie locali lasciare alla comunità un segno tangibile della propria munificenza. Si trattava tuttavia di raccolte in massima parte composte da opere ottocentesche, direttamente commissionate agli artisti più importanti del momento o acquistate sul mercato locale che presentava delle dinamiche e dei volumi piuttosto interessanti, già in parte analizzati dalla storiografia ma ancora da valutare nella loro complessità.
In questa sede si vuole dare un primo sguardo d'insieme sull'attività espositiva della "Società di Belle Arti", attiva a Trieste tra il 1870 e il 1882 e che avrà un ruolo quanto mai importante nell'assecondare, e in qualche caso determinare, l'evoluzione del gusto collezionistico locale e quindi anche degli attuali assetti del patrimonio museale cittadino.
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