sabato 28 aprile 2012
I sontuosi gioielli dell'umile gente
"Gioielli dell'umile gente". Così Paolo Toschi, un esperto di tradizioni italiche, definì 20 anni fa le sontuose esposizioni di arte "popolare" o "rustica". Da allora le cose sono un po' cambiate: questi umili gioielli vengono contesi sul mercato antiquario a suon di milioni. E ciò non vuol dire che l'arte popolare sia inferiore alla grande arte. Anch'essa raggiunge vette eccelse, ma percorre strade note a lei soltanto, ispirandosi a un modo di pensare (e di vivere) semplice, primitivo, mentre l'arte in grande stile è notoriamente il frutto di conoscenze più vaste e profonde, del pieno dominio del pensiero e della tecnica.
È questa un'interpretazione del pensiero di Croce che dà un carisma nobilmente filosofico alle origini di un genere di ornamento, già accessorio dei ricchi costumi regionali delle donne italiane, complemento di una tradizione e soddisfacimento di bisogni spirituali e materiali, che sopravvive e si sviluppa nel tempo fino a che al popolo serve e appartiene. Il che oggi purtroppo, non avviene più. Questa antica tradizione è stata interrotta dalle regole di un consumismo cui non può sottrarsi neppure il settore dell'antiquariato sempre alla ricerca di un nuovo "vecchio-antico" da gettare sul mercato per soddisfare le richieste di una clientela esigente.
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