sabato 21 aprile 2012

IL TEATRO DI LOPE DE VEGA NELLE OPERE DI BERNARDO CAVALLINO

Ritratto di Felix Lope de Vega. Nel Seicento il teatro napoletano risente profondamente dell’influenza del teatro spagnolo in seguito all’arrivo in città delle compagnie di attori ispanici. Infatti, molte commedie rappresentate nella città partenopea conoscono i propri natali nella Penisola Iberica.1 Protagonista assoluto in campo teatrale in questo secolo è il commediografo e drammaturgo spagnolo Lope de Vega,2 scrittore tra i più fecondi della storia letteraria, autore di circa milleottocento commedie e quattrocentottanta autos sacramentales rappresentati presso le principali corti europee, comprese quelle italiane. Nato a Madrid nel 1562, Lope de Vega ha avuto una vita abbastanza travagliata, dalla quale molto spesso ha tratto ispirazione per le sue opere. Egli inizia a scrivere commedie nel 1604, in un momento in cui il teatro è una forma d’arte di grandissimo successo in Spagna. Lope redige molte opere tratte dai più svariati ambiti: epica, mitologia, Sacre Scritture. Caratteristiche del suo teatro sono l’incrollabile ottimismo, l’interesse per ogni singola azione eseguita dai personaggi e per la naturalezza del linguaggio appena intaccato da influenze barocche. A lui si debbono alcune innovazioni sceniche, come la misura dei tre atti al posto dei cinque della tradizione classicista. Nel 1935 lo studioso Enzo Levi3 delinea la figura del commediografo spagnolo, mettendo in risalto il forte legame tra il drammaturgo e l’Italia. Lope aveva una passione particolare per l’Italia, sebbene ancora oggi non si conosca alcun soggiorno dello scrittore nella Penisola. Sappiamo con certezza, però, che italiani sono i nomi dei personaggi delle sue commedie. Le opere “italiane” di Lope de Vega sono circa cinquanta, tre delle quali ambientate a Napoli: El perro del hortolano, La Ilave de la Honra e Mirada quien alabais. LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO SU ARTE RICERCA

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