domenica 7 giugno 2015

Arturo Rietti a Trieste tra negozi di Belle Arti e gallerie private - Francesca De Bei

Fin dagli esordi Arturo Rietti riuscì a esporre con continuità a Trieste e i suoi progressi furono puntualmente registrati dalla stampa locale, orgogliosa di un pittore che “sempre più rivelava una forte personalità e faceva onore alla sua città natale”. Nonostante frequentasse l’affollato Circolo Artistico cittadino e partecipasse alle sue mostre, organizzate a partire dal 1890, più tardi anche nelle diverse sedi della Permanente, Rietti, come molti artisti triestini a cavallo fra i due secoli, dovette molta della sua fama locale alle botteghe “di quei mercanti del piccolo commercio artistico cittadino” senza la cui mediazione i collezionisti non avrebbero fatto “la gran parte dei loro affari”. Anche a Trieste, come a Venezia e Milano, mostre personali e collettive si tenevano con una certa regolarità nei negozi “di Belle Arti” e negli spazi espositivi temporanei ricavati presso ditte o case d’asta che fornivano una vetrina alle personalità non ancora in vista dell’ambiente cittadino. Tali luoghi, vere passerelle dell’arte che transitava a Trieste e che valeva la pena di acquistare, anticiparono le vere e proprie gallerie private divenendo luoghi di aggregazione e punti di riferimento per gli artisti e i collezionisti, crearono un vero mercato artistico di cui beneficiarono anche le raccolte pubbliche e, con la loro costante attività, lasciarono il segno nel tessuto culturale della città. Tale segno è ben evidente ripercorrendo i successi della bottega Schollian, all’epoca “unico asilo degli artisti triestini che volessero esporre al pubblico qualche opera loro” e, come già affermato nella recente monografia sul pittore[8], prima sede espositiva del giovane Rietti “che veniva di tanto in tanto a Trieste per lasciar qualche gemma”. Pepi Schollian, assiduo frequentatore del Circolo Artistico e padre tutelare degli artisti, era il proprietario del noto negozio di Belle Arti di via del Ponterosso, in cui tutti, fino al 1906, avevano fatto i primi scontri con il pubblico e avevano visto, alle loro esposizioni, una folla che “faceva ressa innanzi al negozio per entrare e per vedere i lavori” dei giovani che erano sulla bocca di tutti. Nell’antro dello Schollian, una “botteguccia d’antiquario e di decoratore, dove s’accatastava una moltitudine di roba d’ogni genere e d’ogni tempo”, si erano succedute, dagli anni Settanta dell’Ottocento, generazioni intere di artisti e, tra di essi, anche il giovane Rietti che, dal 1887 in poi, mise qui in mostra le sue opere. Ricorda infatti Benco che “s’erano serrate le file dei vecchi artisti per sbarrare la strada ad Arturo Rietti, che era uscito dal suo nembo come un astro di singolare splendore; pretendevano non sapesse dipingere se non le teste (ma quali teste!), dimenticando che negli anni più giovani s’era presentato da Schollian una prima volta con impressioni di città nordiche sotto la neve”. L’artista infatti, dopo aver presentato ritratti e piccoli paesaggi, nel luglio del 1888 aveva esposto “tre piccole scenette di città, tre vedute di quei luoghi settentrionali, ove la neve è sempre compagna nell’inverno”. LEGGI TUTTO SU "ARTE RICERCA"