mercoledì 1 febbraio 2012
Animali di Vetro (Murano) - Franco Deboni
Anche se le origini dell’arte vetraria sono tuttora incerte, comunemente si fa risalire a circa tremila anni prima dell’era di cristiana con i primi rudimentali manufatti rinvenuti in Mesopotamia. Figure fuse a stampo, colorate con ossidi metallici, erano conosciute in Egitto circa 2500 anni prima di Cristo. Questi manufatti, considerati più preziosi di oro e gioielli, venivano usati come ornamento dalla nobiltà egiziana. Nel corso dei secoli seguenti le tecniche divennero sempre più sofisticate e la conoscenza del vetro andò via via diffondendosi nel bacino del Mediterraneo, finché Alessandria d’Egitto, verso il terzo secolo a. C. divenne il centro più importante per la manifattura vetraria.
Il perché gli artisti del vetro abbiano da sempre nutrito questa sorta di predilezione per il mondo animale come fonte di ispirazione, non ci è dato di sapere con precisione: certo ci dobbiamo immaginare che fossero mossi da una particolare passione o ammirazione per questo o quell’animale, a volte forse spinti da motivazioni religiose o scaramantiche.
Anche nel nostro paese gli animali sono fonte di ispirazione sin dall’antichità: forse il primo manufatto vetrario conosciuto, di soggetto animale, è una piccola figura di topo, attribuibile ad epoca romana, conservata presso il Museo Vetrario di Murano. Ma tornando a Venezia e ai suoi maestri vetrai, ricordiamo che già nel XVI e XVII secolo sorse in uso l’abitudine di soffiare dei lumi ad olio in forma di cavalli con il corpo e le zampe in vetro incolore, e a volte alcuni dettagli in vetro blu. In seguito fu soprattutto durante il XVIII e XIX secolo che i vetrai si ispirarono ripetutamente al mondo animale, più spesso ricorrendo a figure fantastiche, quali draghi e grifoni, realizzati in paste policrome, vetro “avventurina”, inclusioni d’oro e argento, che miravano ad impreziosire questi manufatti, già di per sé particolarmente complessi ed elaborati da un punto di vista esecutivo.
In questo genere di produzioni si distinse particolarmente la vetreria Salviati, presente alle principali esposizioni internazionali sin dalla metà dell’Ottocento, dove ottenne sempre i massimi riconoscimenti per la straordinaria qualità degli oggetti proposti.
Ma fu soltanto nel ventesimo secolo, il periodo preso da noi in considerazione relativamente a questa collezione, che i maestri vetrai muranesi seppero raggiungere un livello creativo, artistico e qualitativo mai eguagliato da nessun’altra manifattura vetraria di altro paese, sia per la varietà dei soggetti animali proposti, sia per la ricchezza dei colori e per la quantità di tecniche diverse utilizzate.
E’ verso la fine degli anni Venti che le grandi firme dell’arte vetraria muranese iniziarono a produrre straordinarie figurine in vetro soffiato, traendo soggetti dalla fauna di tutto il mondo. Ercole Barovier fu tra i primi, e le sue produzioni fecero bella mostra di sé alle più importanti esposizioni internazionali. La produzione di Barovier fu ricca di soggetti animali, i più svariati, eseguiti con molteplici tecniche, ma il suo capolavoro rimase il celebre piccione “Primavera”, presentato alla XVII Biennale di Venezia, nel 1930, oggetto questo ormai assunto quasi a simbolo di tutta la nuova produzione vetraria muranese del ventesimo secolo... Leggi l'intero articolo su Arte Ricerca
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