domenica 25 dicembre 2011

Il Presepe napoletano - di Giovanni Attinà

Il Presepe napoletano



Tempo fa avevo letto e apprezzato l’ottimo articolo sul Presepe napoletano di Alessandra Doratti.
Sentivo, però, che mancava qualcosa, non solo le immagini, ma anche qualche particolare caratteristica, propria di Napoli.
Innanzi tutto, in quella città, c’è, unica al mondo, una intera strada dedicata al presepe: Via S.Gregorio Armeno, nel centro storico, l’antico “cardo maior” dell’epoca romana, che unisce la via Tribunali con la più famosa via di Spaccanapoli.
Lì, lungo tutta la strada, fiorisce ancora una antica attività artigiana, che forma, costruisce, dipinge e veste le statuine in terracotta, chiamati genericamente i ”pastori”, che popolano il presepe.
Il presepe di Napoli è un mondo, contiene non soltanto Madonna, Giuseppe, Bambino, bue, asinello e altri personaggi della tradizione cristiana, ma una serie di caratteristiche figure del folklore napoletano, mescolate con figure orientali, spesso con una confusione di epoche e di costumi. Ad esempio si abbigliarono i re Magi come re spagnoli, con mantelline gorgierine increspate, i pastori indossarono costumi del Molise e della Calabria.
Sono i personaggi che rappresentano il mondo reale con tutte le sue categorie sociali, soprattutto dell’epoca d’oro del presepe, il ‘700, con tutti i suoi mestieri e professioni.
Così il vinaio Cicci Bacco sulla botte, il pastorello Benino, ritratto dormiente, il pescatore e il barbiere Sarchiapone, il mercante, e altri, e oggi, come accennavo, qualche artigiano si avventura nella rappresentazione di personaggi attuali, politici, calciatori famosi e personaggi presi dalla cronaca.
Come dice Francesco Durante, nel suo “i Napoletani “: “che cos’è il presepe, se non la miniatura del mondo intero?”.
Il presepe napoletano è allegro, vivace, festaiolo, ha perso nel tempo molti elementi religiosi, ma ha acquistato una dimensione diversa, più realistica e autentica. Lo studioso Franco Mancini diceva che nel presepe napoletano: “l’arrotino, la zingara, il bottegaio, lo storpio, il pezzente, danno vita a una singolare corte dei miracoli, cui è contrapposta l’opulenza del mondo orientale, con il fasto e la ricchezza del seguito dei Re Magi”.
Questo tipo di arte presepiale si è sviluppata con Carlo di Borbone: il re aveva una vera passione per il presepe ed era condivisa anche dalla regina che sembra provvedesse direttamente all’allestimento e alla scelta delle vesti da mettere ai pastori.
Scultori famosi, come Giuseppe Sanmartino e Lorenzo Vaccaro, quest’ultimo anche pittore, si dedicarono alla realizzazione di teste, mani e piedi per le statuine da presepe, ed anche abili artigiani contribuirono allo sviluppo di questo genere che divenne vera e propria arte.
Basta vedere le immagini che pubblico: sono fotografie scattate sul presepe reale, esposto oggi nella Certosa di S.Martino.
Per venire a tempi più recenti, Eduardo de Filippo, intorno al presepe, ci ha costruito una delle sue commedie più famose “Natale in casa Cupiello”, dove combatte una inutile battaglia per convincere il figlio che il presepe è bello:”Te piace ‘o presepio?”, e gli illustra la preparazione:” ccà po’ ce faccio l’osteria….’a funtanella ca votta ll’acqua veramente…..”. Ma è inutile perché : “ Nun me piace, ‘o presepio..”.
Oggi, la tradizione del vero presepe si sta perdendo, sostituita dal più veloce e moderno albero di Natale.

Giovanni Attinà

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