mercoledì 28 dicembre 2011

AMALRIC WALTER - LA CERAMICA

Amalric Walter nasce nel 1870 a Sèvres, dove all'età di quindici anni, seguendo le orme del nonno e del padre (pittori-decoratori presso la locale fabbrica di porcellane), inizia il suo apprendistato presso l'Ecole de Céramique.
La città di Sèvres ospitava fin dal 1756 la celebre manifattura, trasferitasi da Vincennes per volere di Luigi XV, dove un'élite di abili pittori, scultori e chimici produceva manufatti per una committenza raffinatissima ed estremamente esigente - venivano eseguite statuine, preziosi servizi da tavola, ritratti in porcellana, vasi di incomparabile perfezione; il tutto destinato alle sontuose tavole di Versailles e delle maggiori corti d'Europa. L'enorme successo della Manifattura di Vincennes-Sèvres, supportato dai privilegi reali concessi da Luigi XV, fu il risultato della congiunzione tra l'eccellenza dei materiali e l'apporto di artisti di indiscussa fama quali Francois Boucher, Giovanni Claudio Ciambellano, Jean-Claude Duplessis (orafo del Re), Etienne-Maurice Falconet (nominato chef d'atelier nel 1757). Nel 1800, sotto la direzione di Alexandre Brongniart, la Manifattura venne modernizzata nei processi produttivi e vennero introdotti nuovi temi, anche ad opera di Alexandre-Évariste Fragonard. Nel 1824, sempre ad opera di Brongniart, venne aperto al pubblico un Museo con manufatti in terracotta, porcellana, vetro e smalti dipinti (di ogni periodo e paese), un vasto repertorio delle "Arti del fuoco". Denis Désiré Riocreux ne divenne il primo curatore. Nel 1876, sui terreni confinanti con il parco di Saint Cloud, vennero costruiti nuovi edifici atti a contenere la vecchia Manifattura Nazionale di Sèvres e l'ex Museo Nazionale della Ceramica. Amalric Walter, nel 1893, dopo il servizio militare, venne assunto come decoratore di vasi in ceramica nella Manifattura di Porcellane di Sevres.
Una delle caratteristiche più apprezzabili nelle opere di Walter è certamente il suo controllo dettagliato e preciso del colore, maestria acquisita durante la sua lunga formazione all'Ecole de Céramique di Sevres, dove entrò a conoscenza delle tecniche di pittura e smaltatura e dei metodi di fabbricazione con modelli e stampi. Queste competenze specifiche gli furono certamente di grande aiuto quando più tardi si dedicò alla produzione in pâte-de-verre, alla Vetrerie Daum Nancy prima, e successivamente, per proprio conto. In questa complessa tecnica, l'artista fece anche uso di oli vegetali - l'olio di canfora e l'olio grasso (realizzato per riduzione della trementina), gli stessi ampiamente usati nella ceramica come collante nei pigmenti. La tecnica di base è quella scoperta dai cinesi fin dall'antichità e adottata in tutte le fabbriche di ceramica e porcellana: il colore secco, macinato finissimo, viene accuratamente miscelato con una quantità di olio grasso, ottenendo la stessa consistenza della pittura ad olio. Il pezzo in ceramica o porcellana, una volta decorato, viene sottoposto a cottura, processo durante il quale l'olio evapora, e i colori si amalgamano all'oggetto. La produzione ceramica di Amalric Walter è contenuta, cronologicamente spalmabile dalla fine dell'Ottocento (il 1895 rappresenta una datazione certa, per esistere rari esemplari datati e firmati A. Walter 95.), fino agli inizi del secondo conflitto mondiale. Prima del 1903, esistono esemplari firmati A. Walter Sevres. Quando l'artista inizia la sua collaborazione con le vetrerie artistiche dei Fratelli Daum di Nancy (1903), che molto lo vedrà impegnato nella realizzazione di esemplari in pasta di vetro, questa produzione si riduce drasticamente, forse viene interrotta, per riprendere dopo il 1918. Agli inizi della Grande Guerra (1914-18), la manifattura Daum è costretta a sospendere la produzione artistica, e di Walter non abbiamo più notizie (forse parte per il fronte), se non a conflitto cessato, quando decide di lasciare la Daum per mettersi in proprio. Apre un atelier, al numero 20 di rue Claudot dove inizia la produzione di pâte-de-verre e marginalmente di ceramiche. A questo punto, bisogna comprendere che Walter passa da una grande industria, quale era la Daum di allora, con centinaia di tecnici e artisti a disposizione, strumentazioni e forni di qualità, ad un laboratorio improvvisato con risorse economiche limitate. "Gli inizi non furono felici, ma finisce per ottenere un buon vetro omogeneo, trasparente o opaco a seconda delle esigenze della modellazione.... nel 1920, A. Walter può produrre le sue prime opere perfette." (Noël Daum, 1984). Le ceramiche del primo periodo sono smaltate, lucide, sulle orme di Paul Milet e Joseph-Théodore Deck, nello stile imperante del momento - l'artista da prova di maestria nella tecnica e nell'uso del colore. Dopo il 1918, nel nuovo laboratorio, sperimenta nuove tecniche. I primi risultati sono incerti, la superficie dei vasi è mezza opaca e mezza lucida, sovente di un opaco granuloso - il lucido anche non riuscito - l'effetto finale è sgraziato e non convincente.
Poi, come per incanto le opere sembrano raggiungere la perfezione. Le superfici, opache, sono vellutate e al tatto rivelano rilievi che ricordano i vetri Gallè. Paesaggi pastello dai decori tenui, dove i rilievi, realizzati con sottili sovrapposizioni di materia decorata a smalto, creano un effetto crepuscolare, romantico. "Chimico geniale, colorista potente, Walter non impasta l'argilla" "Per la modellazione dei suoi pezzi, usa artisti contemporanei, gli amici, oppure i grandi scultori dei secoli passati." (Noël Daum, 1984). Walter utilizzava una gamma limitata di colori, circa tredici, sia in forma lucida, sia opaca: Blù turchese (Ossido di rame); Blù cobalto (Ossido di cobalto); Verde cromo (Ossido di cromo); Marrone scuro (Ossido di manganese); Terracotta (Ossido di ferro); Giallo acido (Cromato di potassio); Giallo opaco (Ossido di zinco); Arancio-giallo/rosso (Biossido di selenio); Toffee-giallo (Solfuro di cadmio); Rosa (Monocloruro di oro); Marrone Borgogna (Giallo di Marte); Verde smeraldo (Ossido ferroso); Bianco (Ossido di stagno). Giorgio Catania (Leggilo su Arte Ricerca)

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