mercoledì 28 dicembre 2011

IL CASTELLO ARAGONESE DI ISCHIA

Superbo maniero, regali fastigi di epiche gesta, tetro carcere, lugubri celle...(1) A Ischia ci si va per fare i bagni, quelli di mare, ma soprattutto quelli termali: sono note dall'antichità le sue acque termali riscaldate dalla continua attività dei focolai vulcanici sotterranei. Ischia è infatti un'isola vulcanica: sulle colline laviche, sugli orli di crateri in parte inabissati, sulle spiagge fumanti per la evaporazione delle acque, sulle punte rocciose, e su una vegetazione tipicamente mediterranea, domina il vulcano, l'Epomeo, 800 mt., sotto il quale, secondo il mito degli antichi colonizzatori, Zeus, il padre di tutti gli dei, avrebbe imprigionato il gigante Tifeo che con i suoi contorcimenti avrebbe provocato terremoti (2) ed eruzioni.
Su una punta rocciosa, arrivando a Ischia dopo aver superato Procida e l'isolotto di Vivara, il visitatore attento può scorgere, a sinistra, su un grande scoglio, confusi tra roccia e vegetazione, torri, merli e cupole. Il "superbo maniero" del titolo è proprietà privata dai primi del XX secolo, quando il Demanio lo mise in vendita, all'asta; anch'esso non è sfuggito alla destinazione turistica dell'isola, poiché all'interno è stato creato un hotel dove una volta era un convento di monache, bar per turisti, e all'ingresso ristorante e night-club ne rovinano la storia millenaria. La sua storia, infatti, sembra inizi nel V sec. a.C., nell'epoca in cui la penisola italiana e il Mediterraneo occidentale era dominato da Etruschi e da Cartaginesi, ed entrambi si contendevano le colonie greche della Campania e della Sicilia. Pithecusa, antico nome di Ischia, era inserita nel circuito delle colonie del Tirreno già dall'VIII sec a.C., e faceva capo alla più importante di esse, Cuma. Nel 474 a.C., in una battaglia navale nello specchio di mare compreso tra Cuma e l'isola, Gerone I, signore di Siracusa (3), chiamato in soccorso dai Cumani, inflisse una pesante sconfitta alla flotta etrusca e insediò un presidio sull'isola. In questa occasione, secondo gli storici, su un faraglione emergente dal mare per oltre 100 metri, da dove era, ed è ancora, visibile oltre a tutta l'isola, tutta la costa della terraferma da Gaeta a Sorrento, Gerone faceva costruire una fortezza. Probabilmente, l'originale murazione, di cui non resta nulla, in blocchi di tufo, doveva seguire l'andamento irregolare del luogo, mescolandosi e confondendosi con la roccia. Alla fortezza si accedeva per una scala esterna scavata nella pietra, ancora oggi visibile in parte, poichè lo scoglio era separato dall'isola maggiore. Nella cosiddetta casa del Sole, una antica costruzione posta all'interno del castello, sono oggi esposti oltre a opere di arte moderna, resti di secoli passati, e si ammirano pregevoli strutture architettoniche che si sovrappongono, risalenti a diverse epoche. Con la progressiva crescita di Neapolis e la decadenza di Cuma, Pithecusa e le altre isole vicine ne seguirono le vicissitudini e la storia. Tutte le dominazioni successive, Roma, Goti, Bisanzio Ducato di Napoli, Normanni, Svevi e Angioini apportarono alla fortezza di Ischia modifiche e trasformazioni secondo le diverse esigenze e diversi stili architettonici, allargandone il perimetro a tutta l'area disponibile, di circa 50.000 mq. avviandosi a diventare una vera e propria cittadella. Con gli Angioini (4), le mura furono ricostruite in stile romanico tipico dell'epoca, con alte torri merlate: una antica torre di avvistamento è ancora oggi visibile. Il castello assunse un carattere di cittadella fortificata, pronta ad accogliere la popolazione del borgo sottostante e anche dell'isola, per difendersi dalle incursioni dei pirati saraceni, all'interno sorgevano abitazioni, servizi e soprattutto chiese, ospitando fino a duemila persone. Venne costruito il Maschio, la torre più alta, per ospitare il re e la famiglia, e la sede vescovile. Risale all'epoca angioma, circa il 1300, quello che resta della cattedrale dell'Assunta nello stesso stile romanico, sopra la vecchia cappella normanna, che viene trasformata in cripta gentilizia. La cattedrale era di due piani: quella superiore presentava tre navate, di stile romanico con sovrapposizione di stile barocco le due laterali coperte con volte e a crociera, fu distrutta dai bombardamenti del 1809 degli inglesi. All'inizio della navata c'è il fonte battesimale con vasca del tardo rinascimento sostenuta da tre cariatidi. Nella cappella a destra del presbiterio c'è una antica tavola lignea raffigurante la Madonna della libera della seconda metà del sec. XIII, con le mani protese che arresta la lava per l'eruzione del 1301. È in questo periodo che lo scoglio e il Castello vennero collegati all'isola maggiore con un ponte di legno di circa 200 metri e fu creato un piccolo porto per l'attracco delle navi. Da quel ponte, ancora oggi, il borgo sottostante prese il nome di Ischia-Ponte. Del XIV sec. era l'abbazia dei monaci Basiliani, di cui si nota l'ingresso ad archi gotici.
Con Alfonso d'Aragona e i successori (5), dalla metà del XV sec., il Castello, sede dell'ultima resistenza angioina, iniziò il periodo del suo massimo splendore, tant'è che ancora oggi viene chiamato aragonese. Era un periodo di grandi mutamenti: nel campo militare il perfezionarsi e lo sviluppo di nuovi armamenti, le armi da fuoco di grosso calibro, avevano messo a dura prova gli architetti dell'epoca per la facilità con cui venivano abbattute mura che avevano resistito per secoli. I migliori ingegneri e architetti dell'epoca dovettero studiare e realizzare nuovi schemi architettonici per la difesa e l'offesa, con mura e bastioni capaci di resistere a un bombardamento. Perciò il vecchio castello angioino, caratterizzato da alte torri costruite per difendersi da assalti con scale e armi da lancio, non era più adatto e fu completamente trasformato. Torri cilindriche di grande diametro e murazioni massicce, dove era possibile porre cannoni e mortai e con merli più grandi per difendersi da proiettili e schegge. All'interno, vennero costruiti e rinnovati vari edifici, opifici, magazzini per rifornimenti, forni per il pane, cisterne e l'arsenale. Ma soprattutto vennero costruiti e rinnovati edifici religiosi, come la chiesa di S. Maria delle grazie a strapiombo sul mare, ampliata su precedenti cappelle verso il 1500, destinata alla congrega dei pescatori dell'isola. Fu rinnovata la cattedrale dell'Assunta con la sottostante cripta gentilizia, nella quale si ritrovano una serie di affreschi di pregio di scuola giottesca del XIV sec. Essi si riferiscono alla storia di una santa, secondo alcuni S. Caterina. Alle pareti sono rappresentati figure di santi e stemmi delle famiglie gentilizie sepolte. La cattedrale offre ancora, malgrado gli scempi operati dal tempo e dagli uomini, alcuni spunti di interesse artistico: due cappelle laterali conservano ancora una decorazione parietale in stucco modellato e dipinto di bianco, che posso illustrarci gli stili ornamentali diffusi in area napoletana nella prima metà del 1600. Il ponte di collegamento, in legno, venne sostituito con uno in muratura. La padrona di casa fu per lungo periodo Vittoria Colonna (6), dal 1501 al 1536, moglie del governatore del castello e poetessa, che riunì intorno a se un circolo culturale frequentato da poeti e letterati, come Iacopo Sannazzaro e Bernardo Tasso, Ludovico Ariosto e artisti come Michelangelo Buonarroti. A Michelangelo si attribuiscono alcune pitture esistenti nel castello, in una torre detta appunto di Michelangelo, eseguite nel periodo in cui l'artista vi soggiornò. Nel periodo del vice–regno spagnolo (7), con il vicerè don Pedro de Toledo, insediatosi nel 1533, vi furono grosse ristrutturazioni, sia dal punto di vista urbanistico della città di Napoli, sia dal punto di vista difensivo, che coinvolsero anche le piazzeforti del golfo, come appunto il castello di Ischia, come oggi lo vediamo. Un tempietto a pianta esagonale, attribuito all'architetto Iacopo Barozzi, detto il Vignola (8), fu denominato S. Pietro a Pantaniello perché la statua del santo proveniva da una antica chiesa abbandonata situata su una collina vicino all'attuale porto di Ischia, che all'epoca era un laghetto detto appunto il pantaniello. Nel 1575, venne fondato il Convento delle monache clarisse, di cui oggi è visitabile il giardino e il cimitero. Nel cimitero delle monache sono visibili gli scolatoi, cioè seggioloni in muratura sui quali, si dice, venivano deposti seduti i corpi morti delle monache; si racconta di una macabra pratica di lenta decomposizione della carne, e della raccolta degli umori in appositi vasi, mentre solo dopo gli scheletri venivano ammucchiati nell'ossario. Il convento fu chiuso nel 1810, durante la dominazione francese, da Gioacchino Murat. Rilevante la chiesa dell'Immacolata, costruita su una precedente cappella del XV sec, presenta una pianta a croce greca, in stile barocco è la mole della cupola, tanto imponente da essere notata da tutta la città di Ischia; la facciata esterna e le pareti interne sono oggi semplicemente intonacate, mentre una cupola posta su un tamburo circolare forato da otto finestroni chiude tutto l'ambiente. Si notano, all'interno, decorazioni composte da cornici e stucchi barocchi. Con l'avvento dei Borbone, il castello, passato al Demanio del regno e svuotato degli ultimi abitanti, fu trasformato in carcere per detenuti comuni e, successivamente, nel 1850, politici: ancora oggi il tragitto turistico passa per il carcere borbonico dove sono ancora visibili spioncini e cancelli. Con l'Unità d'Italia, il Castello fu utilizzato come casa penale fino alla vendita. Oggi molti ambienti sono sottoposti a restauri e vengono utilizzati per attività culturali. Giovanni Attinà (Leggi su Arte Ricerca)

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