lunedì 21 maggio 2012
Francesco Tironi Ultimo vedutista del Settecento veneziano
La veduta veneziana costituisce un genere pittorico che ha ottenuto fin dalla nascita un grande successo, incontrando il crescente favore dei collezionisti a livello internazionale. Luca Carlevarijs (1663-1730), Antonio Canal detto il Canaletto (1697-1768), Francesco Guardi (1712-1793), Michele Marieschi (1710-1743), Bernardo Bellotto (1721-1780) sono le punte di diamante di un vedutismo la cui eccellenza qualitativa, ormai universalmente riconosciuta, ha contribuito in maniera determinante alla formazione dell'idea di Venezia nell'immaginario collettivo.
Accanto ai maestri famosi operava alacremente nella città lagunare un buon numero di artisti meno noti che si cimentava con onore e non senza successo nella produzione di vedute, paesaggi e "capricci" per andare incontro alla vivace richiesta dei nuovi collezionisti e dei raffinati conoscitori - soprattutto inglesi - ai quali spetta il grande merito di aver favorito lo sviluppo di un genere che rompeva con la tradizione figurativa accademica della magniloquente pittura di figure.
I nomi di questi vedutisti "minori" sono da tempo conosciuti agli studiosi, anche se la schedatura della loro produzione procede a rilento perchè, per ragioni ben comprensibili, nel passato - e talvolta ancora oggi - essa veniva fatta figurare sotto nomi più altisonanti. Si possono ricordare Bernardo Canal (padre di Canaletto), Antonio Stom, Giovanni Battista Cimaroli, Francesco Albotto, Giuseppe Moretti, Gianfrancesco Costa, Jacopo Fabris, Apollonio Domenichini (conosciuto come il "Maestro della Fondazione Langmatt"), Pietro Bellotti (fratello di Bernardo, attivo in Francia), Gabriel Bella, Giacomo Guardi. Nel genere furono attivi anche vari "foresti", come lo svedese Johan Richter, l'olandese Hendrik Frans van Lint, i modenesi Antonio Joli e Francesco Battaglioli, il lucchese Gaetano Vetturali, l'inglese William James, ecc.
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