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giovedì 29 novembre 2012
ANTONIO CANOVA: Amore e Psiche giacenti - Giuliano Confalonieri
Uno dei capolavori dello scultore trevigiano lascia attoniti per la bellezza raffinata dei corpi – pur nell’evidenza dell’atto passionale – e per l’equilibrio delle masse marmoree. Canova Antonio (Treviso 1757/Venezia 1822), figlio di uno scalpellino, acquisì le prime nozioni a Venezia frequentando l’Accademia. Trasferitosi a Roma, entrò in contatto con l’ambiente internazionale. Nei monumenti funebri esplicita lo stacco tra vita e morte, tra il contingente e l’eterno. Le opere più ammirate fin dall’inizio furono quelle a soggetto mitologico: Amore e Psiche, Venere e Adone, gruppi e figure di raffinata eleganza.
L’epoca napoleonica segnò il culmine della fama dell’artista, poiché gli furono commissionate busti e statue, tra le quali quella del Bonaparte in nudità eroica e quella di Paolina Borghese Bonaparte come Venere vincitrice: la morbidezza del modellato e il riferimento ai sarcofaghi antichi e alle Veneri di Tiziano si fondono in un perfetto equilibrio di «bell’ideale» e «bello di natura». Il prestigio e la fama raggiunti consentirono allo scultore, nella veste di diplomatico della cultura, di ottenere, dopo la caduta di Napoleone, la restituzione all’Italia delle opere d’arte trafugate in Francia.
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