sabato 25 aprile 2015

BUDDHISMO tra ARTE e CULTO - Arte Ricerca

Il Buddismo, nel suo diffondersi dall'India, abbracciando venticinque secoli di storia e decine di culture, rappresenta nel mondo un patrimonio artistico-culturale di incommensurabile varietà e vastità.
Nascita del Buddhismo Il Buddhismo o Buddismo, nasce in India nel VI secolo a.C. (datazione controversa), traendo origine dagli insegnamenti di Siddhartha Gautama, e si basa fondamentalmente sulle Quattro nobili Verità e sull'Ottuplice Sentiero. Più in generale, il termine Buddhismo comprende anche l'insieme di tradizioni, pratiche e tecniche spirituali e devozionali che si sono evolute nei secoli successivi (dall'Hīnayāna al Mahāyāna, poi al Vajrayāna o tantrismo), nel Sud-est asiatico e in Estremo Oriente, dalle differenti interpretazioni dell'insegnamento originario ed assorbendo in sé parecchi elementi induisti (brahmanici, shivaiti, visnuiti, ecc.).
Propagazione del Buddhismo
Il Buddhismo si è diffuso in molti paesi dell'Asia centrale a nord, la Cina, la Corea e il Giappone a est, l'Indocina e l'Indonesia a sud-est, determinando una considerevole unificazione spirituale. Secondo le circostanze storiche di un dato periodo o di una data regione, in questi paesi stranieri il buddhismo ha preso forme differenti, dovute anche all'inevitabile fusione con determinati elementi indigeni, tipici dei paesi che li accoglievano e li assimilavano. Tali trasformazioni o deformazioni della forma «originaria», con elementi del paese straniero, sarebbe in parte dovuta a cattive letture dei testi, al suo carattere tardivo o popolare, o alla necessità di accordare l'insegnamento del Buddha con forme tradizionali locali troppo radicate. Ogni rappresentazione, ogni insegnamento orale o scritto, subisce inevitabili trasformazioni con il tramandarsi da una generazione all'altra, con il mutare delle mode rappresentative, dal migrare da un paese a quelli vicini. Trovandoci al cospetto di un insegnamento vecchio decine di secoli, in qualsivoglia periodo intermedio è stata possibile la riscoperta di tratti e personaggi ormai desueti, stimolando sostituzioni, sovrapposizioni, amalgame e collegamenti, anche senza una preservazione della provenienza geografica o del contesto culturale.
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giovedì 23 aprile 2015

FONTANA ARTE - Franco Deboni

Esterno del negozio Fontana Arte in via Montenapoleone a Milano, 1956 circa.
Fontana Arte rappresenta un unicum nel panorama delle Arti Applicate del XX° secolo, non solo in Italia, ma nel mondo. In un arco di tempo di poco più che un trentennio, divenne la più straordinaria azienda specializzata nell'uso dei cristalli, applicati all'illuminazione e agli arredi, caratterizzati da modernità di concezione ed esecuzione perfetta. Tre sono stati gli artefici di questo straordinario successo, che in qualità di direttori artistici si sono susseguiti alla sua guida: Giò Ponti, cui va il merito di avere, per primo, intuito le enormi potenzialità progettuali del cristallo, applicate ai nuovi sistemi di illuminazione e agli arredi, e specialmente il fatto di avere scoperto il genio creativo di Pietro Chiesa, e di averlo voluto al suo fianco nella direzione della Fontana Arte. Pietro Chiesa, il vero artefice del successo internazionale, uomo di straordinaria cultura artistica, capace di spaziare dal modernismo più all'avanguardia, alla decorazione più pura e raffinata, e creatore di uno straordinario staff di artigiani che fecero della Fontana Arte la loro bandiera, e che furono in grado di realizzare prodotti modernissimi, con criteri di perfezione esecutiva degni della più alta tradizione rinascimentale. Max Ingrand, che entrò alla Fontana Arte in un momento di particolare crisi, dopo la scomparsa di Chiesa e i danni del periodo bellico, e che riuscì a farla risorgere appieno, aggiornando le produzioni e conducendola nel mondo del design, quale oggi noi concepiamo, senza per questo tradire l'eredità di quanti l'avevano preceduto. LEGGI TUTTO SU ARTE RICERCA

venerdì 27 marzo 2015

EVANGELINA ALCIATI (Torino 1883 – 1959).

Evangelina Alciati. Autoritratto (1945). Olio su tela cm 54,5 x 43. Collezione eredi Alciati
Evangelina Alciati nacque a Torino il 21 agosto 1883, da Francesco (ingegnere) e Caterina Silvia Aschieri (discendente da nobile famiglia anconetana). Quando la bambina era ancora piccola venne a mancare il padre, ma ciò nonostante, ricevette un'ottima istruzione, frequentando la scuola femminile «Domenico Berti». Fu proprio in questo Istituto che Evangelina incontrò Carola Prosperi (scrittrice), che così la descrisse: ...conobbi Evangelina Alciati alla Scuola Femminile Domenico Berti, dove si studiava per diventare maestre... Era piccola di statura e graziosa, ma non fragile, sebbene avesse mani e piedi piccolissimi... Aveva i capelli fini come seta, di un castano bruno, molto lisci, e una ciocca le cadeva sempre sulla fronte... Portava la gonna e la camicetta come tutte noi, ma metteva spesso sotto il colletto la cravatta alla Vallière, come portavano allora gli allievi pittori, quelli che chiamavano bohémien.... Conclusi gli studi alla «Domenico Berti», Evangelina si iscrisse all'Accademia Albertina di Torino, sotto la guida di Giacomo Grosso, per conseguirvi il diploma di professoressa di disegno e pittura. All'Albertina, conobbe Anacleto Boccalatte (Torino 1885 - 1970), dalla cui unione, peraltro mai ufficializzata per volontà di Evangelina, nacque Gabriele, nel 1907. Fra il 1903 e il 1906, Evangelina soggiornò in una Parigi artisticamente effervescente, con esiti decisivi per la sua carriera di pittrice. Nel 1908, alla Promotrice torinese, debuttò con Maternità, un dipinto nel quale si nota l'influsso del maestro Giacomo Grosso. Nel 1912, Evangelina Alciati ed Emma Ciardi parteciparono alla Decima Esposizione Internazionale di Venezia: assieme alla Corradini, le due pittrici furono considerate tra le migliori autrici.
Evangelina Alciati. Zucche sul balcone (1942). Olio su carta, cm 86,5 x 85. Collezione eredi Alciati
. Nel 1991, le fu dedicata una retrospettiva a cura della Famija Turinèisa di Torino, accompagnata da un accurato fascicolo di F. De Caria e D. Taverna, ricco di precisazioni biografiche e di inediti (tra cui lettere di G. Mentessi e di F. Ferrazzi). Nel 2014, sull'artista torinese è stato realizzato il film La Libertà allo Specchio. Ritratto di Evangelina Alciati, diretto dal regista Vanni Vallino da un'idea di Mauro Guidetti, con Pamela Villoresi nel ruolo di Evangelina Alciati. LEGGI TUTTO SU ARTE RICERCA

giovedì 26 marzo 2015

FOPPA VINCENZO - Giuliano Confalonieri

Vincenzo Foppa - Madonna del Libro, 1460-1468 circa. Tempera su tavola, 37,5 x 29,6 cm. Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco. Le sue prime opere conosciute sono San Bernardino e la Crocifissione. Foppa si stabilì con la famiglia a Pavia sotto la signoria degli Sforza. Due lavori di questo periodo sono la Madonna che abbraccia il bambino e Madonna del Libro, entrambi esposti al Castello Sforzesco milanese. Nel 1461 l'artista andò a Genova per affrescare una cappella ed un polittico. Fu richiamato da Francesco Sforza per decorare il portico dell'Ospedale Maggiore e lavorare alla Certosa di Pavia, dove riscosse un pagamento per aver dipinto profetis [...] et certis altris figuris nel chiostro grande, opere perdute. Comunque il lavoro più importante del periodo milanese è la Cappella Portinari nella Basilica di Sant'Eustorgio, dove affrescò Dottori della Chiesa, scene della Vita di San Pietro Martire, l'Annunciazione e l'Assunzione. Il ventennio successivo è un succedersi intenso di commissioni. LEGGI TUTTO SU ARTE RICERCA

GUIDO RENI – SEBASTIANO RICCI – MARCO RICCI - Testi di Giuliano Confalonieri

Guido Reni, Autoritratto, 1602-1603 circa. Roma, Galleria di Palazzo Barberini. Guido Reni (Bologna 1575/1642) entrò ventenne all'Accademia dei Carracci per dedicarsi allo studio della pittura antica (fu impressionato dal lavoro di Raffaello e Caravaggio). Tre anni dopo a Roma realizzò importanti commissioni come gli affreschi in Vaticano (Sala delle nozze Aldobrandine e Sala delle Dame) nonché la decorazione al Quirinale (Cappella dell'Annunciata), conclusa quando l'artista era già impegnato nella Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore. La Strage degli innocenti eseguita nel 1611/1612 e conservata a Bologna, è probabilmente l’apice espressivo dell'artista, autore anche dell’affresco Aurora e della Pietà.
Sebastiano Ricci, Autoritratto, 1731. Firenze, Uffizi. Sebastiano Ricci (Belluno 1659/Venezia 1734), alla fine del Seicento si trasferì a Bologna e poi a Parma al servizio del duca Ranuccio. Lo studio delle opere del Correggio risalta nella complessa decorazione dell'oratorio della Madonna del Serraglio a Parma. Inviato dal duca a Roma, poté studiare gli esempi della grande decorazione barocca. Nel 1694 andò in Lombardia lavorando a San Bernardino dei morti a Milano e Santa Maria del Carmine a Pavia.
Marco Ricci, Paesaggio con figure, 1720 circa. Venezia, Gallerie dell'Accademia. Marco Ricci (Belluno 1676/Venezia 1730), fu introdotto nel mondo della pittura dallo zio Sebastiano, per il quale dipingeva sfondi con scene di caccia ed episodi di brigantaggio. In Inghilterra, dove era già conosciuto, lavorò per la nobiltà realizzando tele con battaglie e quinte per l’Opera italiana del Queen’s Theatre (dipinti con ‘prove di canto’). LEGGI TUTTO SU ARTE RICERCA

lunedì 23 marzo 2015

Franco Deboni

Nato a Trieste nel 1950, fin da giovanissimo manifesta un grande interesse per l'arte e l'antiquariato. Durante il periodo di studi di Architettura a Venezia, Deboni si appassiona al vetro artistico. In questo ambiente entra in contatto con i più grandi maestri vetrai muranesi, ed in particolare studia le opere di Paolo Venini (1895-1959), il vetraio per antonomasia, il cui design innovativo ha contribuito a diffondere ulteriormente la fama del vetro veneziano nel mondo. Conseguita la laurea a 24 anni, sotto la guida di Carlo Scarpa e inizia l'attività di designer del vetro con particolare riferimento al settore dell'illuminazione. Collabora con la vetreria Ferro-Lazzarini, dove segue per un periodo Albino Carrara, un maestro vetraio veneziano che aveva lavorato con Picasso e Cocteau, dal quale apprende i segreti della soffiatura e della lavorazione del vetro artistico. "Volevo fare l'architetto, ma il destino mi ha condotto per altre vie" dichiarerà confidandosi con gli amici. Ha curato per il comune di Torino la mostra "Vetro Italiano 1920-1940", nel 1989 viene nominato chief consultant per la mostra "The Venetians" svoltasi nella Galleria Karasik di New York. Nel 1989 Allemandi pubblica il suo libro I Vetri di Venini; nel 1997, Murano '900 - Vetri e Vetrai, a cui farà seguito nel 2007 I vetri Venini. La storia, gli artisti, le tecniche, 1921-2007. Molte sono ancora le sue pubblicazioni sulle arti decorative del Novecento in collaborazione con le maggiori riviste d'arte. LEGGI TUTTO SU ARTE RICERCA

domenica 22 marzo 2015

Alessandro Varotari detto il Padovanino - Semiramide chiamata alle armi - Testi di Dario Succi

Semiramide chiamata alle armi. Olio su tela, 134 x 112 cm. Collezione privata. Leggendaria regina assira, Semiramide fu moglie del re Nino, fondatore del regno assiro e costruttore della città di Ninive. Succeduta al marito governò sull'Assiria dall'anno 906 all '809 prima di Cristo. Secondo Erodoto fu una grande sovrana e durante il suo regno conquistò la Media, l'Egitto e l'Etiopia, realizzando spettacolari opere pubbliche come le mura e i giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo antico. Per gli scrittori cristiani medioevali (Giustino, Agostino di Ippona, Dante Alighieri, Boccaccio) Semiramide assurse a simbolo dell'assolutismo pagano, crudele e licenzioso fino all'incesto. Riprendendo lo smagliante colorismo cinquecentesco di Tiziano, Padovanino raffigura Semiramide nelle sembianze di un'avvenente giovane che alla notizia portata dal messaggero della rivolta di Babilonia assume un'espressione assorta distogliendo gli occhi dallo specchio. La composizione si caratterizza per un'eleganza formale e una purezza classica tipica delle opere realizzate verso la metà degli anni venti quando l'artista, come ricordava Rodolfo Pallucchini (1981, p. 102), esegue "un gruppo di dipinti la cui tematica biblica, mitologica e classica a carattere profano è alimentata dall'ispirazione tizianesca, come la maestosa e patetica Giuditta della Gemäldegalerie di Dresda, Cornelia e i figli della National Gallery di Londra, l'Educazione di Amore di collezione privata statunitense, e infine le due eroine dell'antichità classica Lucrezia e Cleopatra in atto di uccidersi, della Gemäldegalerie di Dresda: opere nelle quali è sempre presente il modello della bellezza femminile del primo Tiziano". Nella Galleria Nazionale della Slovenia, Lubiana, si conserva una copia della Semiramide di minori dimensioni e di formato orizzontale che, già attribuita al Padovanino, è stata correttamente assegnata ad un seguace da Federico Zeri (Fondazione Zeri, Bologna, Archivio fotografico n. 57631). LEGGI TUTTO SU ARTE RICERCA