venerdì 5 dicembre 2014
Gisèle Freund (Berlino, 1908 – Parigi, 2000) ritratto di Sidonie-Gabrielle Colette - testi di Matteo Gardonio Ducrocq
Gisèle Freund : ritratto di Sidonie-Gabrielle Colette.
Forse la figura più eminente nel campo della fotografia al femminile in Europa nel XX secolo, Gisèle Freund, divenuta francese grazie al matrimonio contratto nel 1936, deve all’utilizzo pionieristico dell’Agfacolor una grande e meritata notorietà.
Grazie ai suoi scatti, a partire dal 1938, vengono immortalati per la prima volta a colori artisti e scrittori di fama mondiale: Jean Cocteau, André Gide, James Joyce, Walter Benjamin, Henri Matisse, Virginia Woolf solo per citarne alcuni e con i quali la Freund si intrattiene cercando di carpire il loro mondo, non solo esteriore, attraverso anche i ‘tic’ che questi hanno con gli oggetti che li attornia, la lente di Joyce, le mani di Cocteau, la sigaretta della Woolf, ma attraverso lunghe conversazioni che questi ben volentieri dedicano alla fotografa.
È un lavoro non dissimile da un ritrattista in pittura che non si limita a sedute fugaci ma cerca di ‘entrare’ nel mondo del ritrattato; in questo senso, rimane forse insuperato il rapporto che la Freund riesce ad instaurare con due figure tutt’altro che semplici e accostanti come Benjamin e Malraux.
Durante la Seconda Guerra Mondiale si rifugia in Argentina facendo la conoscenza di Borges, Bioy Casares, Victoria Ocampo e altri. Nel 1946 rientra in Francia e nel 1948 firma per la Magnum. Nel 1950 è in Uruguay costretta a fuggire di nuovo dall’Argentina a causa di un reportage tutt’altro che tenero nei confronti della vita dissennata di Evita Peron. Sospettata di comunismo, è costretta a uscire dalla Magnum nel 1954.
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