sabato 30 giugno 2012
OTIUM - CONSIDERAZIONI OZIOSE
Credo che il concetto di ozio sia antico quanto il mondo, l’ozio inteso come il non fare nulla, l’inerzia totale, il non lavorare, per cui oziosi erano o sono considerate quelle persone che non hanno o non svolgono una attività in qualche modo produttiva per la società: nella categoria sono stati compresi anziani, disoccupati, i bambini e ragazzi, ma anche i filosofi, i poeti, gli studiosi in generale, i pensatori, ma anche attori, artisti in generale, sportivi, ecc. A tutti questi spesso si sente dire:” ma vai a lavorare….” Con questa concezione, allora erano oziosi Omero e Socrate, Orazio e Leopardi, Michelangelo e Picasso, e tanti altri.
Lo stoicismo era una dottrina filosofica predicata da Zenone di Cizio nel III secolo a.c. che, per dirla in poche parole, auspicava il distacco dalle cose terrene, l’autocontrollo: il saggio deve disfarsi di condizionamenti della società in cui vive. Bisogna dimenticare le passioni e mirare alla virtù come sommo grado di perfezione morale e intellettuale. L’obiettivo dello stoico – che deriva da stoa -, che significa “portico”, il luogo dove il filosofo dava lezioni ai suoi allievi – deve essere quello di vivere con saggezza.
Egli ebbe molti allievi e seguaci in tutto il Mediterraneo fino a Roma.
E qui arriviamo all’idea romana di “otium”, e se ne deve assolutamente parlare poiché i Romani, oltre a essere stati guerrieri e dominatori, sono stati maestri di questo concetto e quindi potremo rispondere anche a una precisa domanda: ma l’ozio è produttivo?
L’otium presso i Romani racchiudeva molti significati: il semplice ozio, il riposo dagli affari, la quiete, la calma e la pace, ma anche un genere di attività diversa da quella abituale.
L’otium infatti, appariva positivo rispetto al “negotium” (cioè la particella negativa “ nec”e otium, non ozio), cioè gli impegni politici e sociali, gli affari. Nell’otium rientravano perciò lo studio, cioè una disoccupazione studiosa., la scolè dei greci, la contemplazione, la meditazione, le discussioni filosofiche, oltre, naturalmente, tutte le attività del tempo libero, i bagni, i pranzi e le cene, il teatro ecc.
Questo concetto di otium appare piuttosto “aristocratico”, e va sicuramente inquadrato in quel tipo di società, dominata dalla classe aristocratica dedita all’impegno politico istituzionale, al cursus honorum, con grandi latifondi e masse di schiavi che servivano da mano d’opera, gli "equites" che erano una specie di borghesia ricca che provava a raggiungere, e nel tempo ci riuscì, gli stessi obiettivi, poi c’erano i liberti, gli schiavi liberati, spesso ricchissimi, e infine la plebe, una specie di proletariato urbano, senza arte né parte.
In questa società, solo quelli che potevano permetterselo, i “boni viri”, o gli “equites”, potevano dedicarsi, anche solo provvisoriamente, agli studi e alla filosofia, alla vita contemplativa e quegli obiettivi di cui parlavano gli stoici.
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