domenica 13 marzo 2016

Giuseppe Bernardino Bison - Daniele D'Anza

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Trieste Medievale - Dino Cafagna

C’è un affresco dell’abside di San Giusto che raffigura il Santo con il modello della città di Trieste in mano. Questo modello rappresenta in assoluto la prima raffigurazione di Trieste. Infatti la più importante testimonianza iconografica tramandataci, nonché la prima e quindi la più antica raffigurazione di Trieste, è quella fornita da un affresco della cattedrale di S. Giusto. Databile attorno al 1370, è attribuito al Secondo Maestro di San Giusto e rappresenta il Santo Patrono con in mano il modellino della città circondata da possenti mura merlate (fig.1). Tale rappresentazione faceva parte di un ciclo di affreschi, che in origine ornavano l'abside della navata di San Giusto, ricoprendo un analogo ciclo duecentesco (fatto quindi dal Primo Maestro di San Giusto). Questi furono strappati e collocati poi su pannello nella cappella di San Giovanni (o Battistero), dove oggi sono custoditi e visibili.
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lunedì 7 settembre 2015

" Trieste di ieri e di oggi ".

Il Gruppo " Trieste di ieri e di oggi ", grazie al supporto del " Circolo Artistico di Trieste " e del suo archivio, nasce con l'intento di far conoscere e condividere immagini fotografiche, notizie e dipinti di pittori triestini, immagini da stampe, cartoline e quanto altro sulla città di Trieste e il suo territorio, di ogni periodo storico, compresa la fotografia artistica contemporanea. Le vostre foto della " Trieste di oggi ", prima e dopo opere pubbliche, con il passare del tempo diventeranno una documentazione preziosa ed esclusiva delle modifiche del territorio o dei cambiamenti socio-culturali.
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" Trieste di ieri e di oggi "

Il Gruppo " Trieste di ieri e di oggi ", grazie al supporto del " Circolo Artistico di Trieste " e del suo archivio, nasce con l'intento di far conoscere e condividere immagini fotografiche, notizie e dipinti di pittori triestini, immagini da stampe, cartoline e quanto altro sulla città di Trieste e il suo territorio, di ogni periodo storico, compresa la fotografia artistica contemporanea. Le vostre foto della " Trieste di oggi ", prima e dopo opere pubbliche, con il passare del tempo diventeranno una documentazione preziosa ed esclusiva delle modifiche del territorio o dei cambiamenti socio-culturali.
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martedì 25 agosto 2015

Trieste di ieri e di oggi

Nel Gruppo " TRIESTE DI IERI E DI OGGI " troverete : Fotografie, Dipinti, Stampe, Cartoline, Numismatica e Medaglistica, Notizie storiche e molto altro di Trieste e del suo Territorio.
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venerdì 3 luglio 2015

Arturo Rietti, la persecuzione dell'espressione e del pensiero.  L'applicazione delle leggi razziali nelle arti - Mauro Moshe Tabor

Arturo nasce in una Trieste in cui le lingue più disparate si mescolano quasi a creare un lessico comune variegato ed incredibilmente ricco. La famiglia Riettis appartiene alla media borghesia ebraica, il padre è un commerciante affermato di cittadinanza greca mentre la madre appartiene ad una agiata famiglia ebraica triestina. Nel 1863, anno della nascita di Arturo, Trieste è un cantiere a cielo aperto. L’imprenditoria ebraica vede il suo massimo splendore. Gli anni del ghetto e delle segregazioni sono lontani. Le poche famiglie che nel 1696, anno di creazione del Ghetto ebraico di Riborgo vi erano state segregate, sono aumentate notevolmente di numero e continuano ad aumentare quasi esponenzialmente grazie alla azzeccata politica mercantile di Carlo II, portata avanti ed ampliata da Maria Theresia e successivamente dal figlio Giuseppe II. Con la fine del monopolio della Serenissima si apre il sipario sul palcoscenico del golfo di Trieste, il Porto Franco diventa il catalizzatore degli interessi di numerosissime famiglie ebraiche europee che eleggono Trieste a loro dimora. L’ottocento è il secolo della grande metamorfosi di questa città, il piccolo borgo medievale triestino diventa durante il XVIII secolo ma in modo palese durante il XIX una città portuale di grossa importanza e dalle mille potenzialità. Dopo la brevissima dominazione francese, Trieste, nuovamente austriaca diventa il motore di una macchina con la testa a Vienna e le eliche nelle acque del nostro golfo. La Comunità ebraica triestina collabora per tutto il XVIII e fino alla seconda metà del XIX secolo alla costruzione e potenziamento dell’Emporio rimanendo però chiusa nella sua religiosità ed endogamia. La fine del XIX secolo vede invece un brusco cambiamento con un veloce allontanamento dalle tradizioni religiose di una grossa parte dei giovani ebrei triestini che, raggiunto un adeguato livello socioeconomico nonché culturale, sposano cause politiche che li portano automaticamente ad allontanarsi dalla fede dei padri. Gli ultimi decenni dell’ottocento vedono la nascita dirompente del movimento irredentista e nazionalista che diventa in molti casi il “nuovo credo” di una parte dell’intellighenzia ebraica triestina. La trasformazione dell’identità ebraica tra otto e novecento è una delle cose più difficili da spiegare. L’ebreo triestino, ebreo austriaco all’anagrafe, sposando la causa nazionalista italiana smette l’aggettivo “ebreo” ed anche quello “austriaco” e veste con molta disinvoltura quello di “italiano” tout court. Fa propria quindi un’identità culturale e linguistica quale denominazione della sua persona (nella maggior parte dei casi la lingua italiana era acquisita solamente da una o due generazioni).
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domenica 7 giugno 2015

Arturo Rietti a Trieste tra negozi di Belle Arti e gallerie private - Francesca De Bei

Fin dagli esordi Arturo Rietti riuscì a esporre con continuità a Trieste e i suoi progressi furono puntualmente registrati dalla stampa locale, orgogliosa di un pittore che “sempre più rivelava una forte personalità e faceva onore alla sua città natale”. Nonostante frequentasse l’affollato Circolo Artistico cittadino e partecipasse alle sue mostre, organizzate a partire dal 1890, più tardi anche nelle diverse sedi della Permanente, Rietti, come molti artisti triestini a cavallo fra i due secoli, dovette molta della sua fama locale alle botteghe “di quei mercanti del piccolo commercio artistico cittadino” senza la cui mediazione i collezionisti non avrebbero fatto “la gran parte dei loro affari”. Anche a Trieste, come a Venezia e Milano, mostre personali e collettive si tenevano con una certa regolarità nei negozi “di Belle Arti” e negli spazi espositivi temporanei ricavati presso ditte o case d’asta che fornivano una vetrina alle personalità non ancora in vista dell’ambiente cittadino. Tali luoghi, vere passerelle dell’arte che transitava a Trieste e che valeva la pena di acquistare, anticiparono le vere e proprie gallerie private divenendo luoghi di aggregazione e punti di riferimento per gli artisti e i collezionisti, crearono un vero mercato artistico di cui beneficiarono anche le raccolte pubbliche e, con la loro costante attività, lasciarono il segno nel tessuto culturale della città. Tale segno è ben evidente ripercorrendo i successi della bottega Schollian, all’epoca “unico asilo degli artisti triestini che volessero esporre al pubblico qualche opera loro” e, come già affermato nella recente monografia sul pittore[8], prima sede espositiva del giovane Rietti “che veniva di tanto in tanto a Trieste per lasciar qualche gemma”. Pepi Schollian, assiduo frequentatore del Circolo Artistico e padre tutelare degli artisti, era il proprietario del noto negozio di Belle Arti di via del Ponterosso, in cui tutti, fino al 1906, avevano fatto i primi scontri con il pubblico e avevano visto, alle loro esposizioni, una folla che “faceva ressa innanzi al negozio per entrare e per vedere i lavori” dei giovani che erano sulla bocca di tutti. Nell’antro dello Schollian, una “botteguccia d’antiquario e di decoratore, dove s’accatastava una moltitudine di roba d’ogni genere e d’ogni tempo”, si erano succedute, dagli anni Settanta dell’Ottocento, generazioni intere di artisti e, tra di essi, anche il giovane Rietti che, dal 1887 in poi, mise qui in mostra le sue opere. Ricorda infatti Benco che “s’erano serrate le file dei vecchi artisti per sbarrare la strada ad Arturo Rietti, che era uscito dal suo nembo come un astro di singolare splendore; pretendevano non sapesse dipingere se non le teste (ma quali teste!), dimenticando che negli anni più giovani s’era presentato da Schollian una prima volta con impressioni di città nordiche sotto la neve”. L’artista infatti, dopo aver presentato ritratti e piccoli paesaggi, nel luglio del 1888 aveva esposto “tre piccole scenette di città, tre vedute di quei luoghi settentrionali, ove la neve è sempre compagna nell’inverno”. LEGGI TUTTO SU "ARTE RICERCA"