lunedì 25 gennaio 2021

Gabriella Crespi - Z Desk

In occasione del Salone del Mobile di Milano del 2015, la Galleria Rita Fancsaly ha presentato la Mostra "New Bronze Age", una serie di nuove edizioni limitate della celebre designer.
Gabriella Crespi - Z Desk - bronzo Disegno di Gabriella Crespi, 2015 Edizione limitata di 9 + 2 Prova d'Artista cm 124 x 65 x h.75 Certificato di autenticità rilasciato dall'Archivio Gabriella Crespi. ____________________ Gabriella Crespi nasce a Milano nel 1922 da una illustre famiglia. Studia all'Accademia di Belle Arti di Brera, poi architettura al Politecnico di Milano. Dotata di uno straordinario talento e gusto per il bello, dagli anni Cinquanta si dedicherà alla creazione di mobili ed oggetti dalle forme essenziali, talvolta ispirati all'Oriente, capaci di suscitare una notevole forza di seduzione. Con la sua personalità carismatica lascerà un'impronta indelebile nella cultura contemporanea del design. Foto: Copyright © Rita Fancsaly Presso la Galleria Fancsaly di Milano si possono acquistare alcuni dei manufatti vintage della produzione di Gabriella Crespi.

giovedì 21 gennaio 2021

Gabriella Crespi - Biografia

“I was inspired only by the universe” Gabriella Crespi nasce nel 1922 da una illustre famiglia - la madre, Emma Caimi-Pellini, aveva intrapreso la carriera di designer di gioielli aprendo un proprio atelier di successo, il padre era ingegnere meccanico. Trascorre con la famiglia alcuni anni dell'adolescenza in Toscana, poi intraprende studi all'Accademia di Belle Arti di Brera, e successivamente, negli anni Quaranta, architettura al Politecnico di Milano. In questo periodo sarà molto coinvolta dall’esperienza progettuale di Le Corbusier e Frank Lloyd Wright. Colta, bella, elegante, conosce Giuseppe Maria Crespi, di ricca famiglia lombarda, imprenditori tessili e comproprietari del Corriere della Sera - un matrimonio contratto nel 1948 che entrerà presto in crisi, nonostante la nascita dei figli Gherardo ed Elisabetta. Dotata di uno straordinario talento e gusto per il bello, dagli anni Cinquanta si dedica alla creazione di mobili ed oggetti che oltre alla loro funzione pratica risultano essere delle autentiche opere scultoree. Le sue sono creazioni dell’artigianato classico, ispirato talora dalle filosofie orientali - le forme sono rigorose, essenziali: rinoceronti in bronzo, arredi multifunzionali anche di ispirazione botanica. Risultano oggetti belli da usare - oltre la loro funzione, esercitano una notevole forza di seduzione. LEGGI TUTTO

venerdì 15 gennaio 2021

I Leoni Marciani in Istria.

I Leoni Marciani in Istria. Nel IX secolo due veneziani portarono da Alessandria a Venezia le reliquie di San Marco evangelista, e da allora San Marco fu assunto a protezione dei veneziani - occupando il posto del precedente San Teodoro - e il suo leone alato divenne l'emblema della città. Per Leone di San Marco o Leone Marciano o Leone Alato si intende la rappresentazione simbolica dell'evangelista Marco, raffigurato in forma di leone alato. Altri elementi in varie combinazioni presenti sono: l'aureola sul capo e un libro tra le zampe. Il Leone di San Marco è il secolare simbolo della città di Venezia, della sua antica Repubblica e attuale simbolo del Comune e della Provincia di Venezia, nonché della Regione Veneto e di numerosi altri enti e amministrazioni civili, militari e politici.
Leone Marciano Andante: Ovvero quando è possibile vedere per intero il corpo del leone di profilo, appoggiato su tre zampe mentre l'anteriore destra è poggiata sul libro: tipica raffigurazione presentata nelle bandiere e nelle grandi statue, dove vi era abbondanza di spazio per riportare la rappresentazione completa Leone Marciano Rampante: Di profilo e ritto sulle zampe posteriori e con le zampe anteriori regge il libro e la spada. Il Leone Marciano compare in tutte le città che sono state sotto il dominio della Repubblica Veneta (solitamente nelle piazze principali e nei palazzi storici). Lo si trova inoltre in bandiere, gonfaloni, stemmi, statue e monete. Compare inoltre nella bandiera navale sia mercantile sia militare della Repubblica Italiana. La figura del Leone di San Marco è anche il simbolo del premio del Festival del cinema di Venezia, ovvero il Leone d'oro, delle Assicurazioni Generali, sulla maglia del Benetton Rugby di Treviso e del Venezia Football Club. È infine usato dallo United States Army Africa (USARAF), già Southern European Task Force (SETAF), di base a Vicenza. La figura del Leone Alato è anche il simbolo e il logo che appare sulle maglie e sui vessilli della squadra di calcio del Latina, in onore di uno dei due Santi Patroni della città, ossia San Marco, e delle popolazioni, in maggioranza provenienti dalle terre venete, che si insediarono nell'Agro Pontino, contribuendo alla bonifica e redenzione delle sue paludi negli anni venti e trenta.
Leone Marciano Rampante: Di profilo e ritto sulle zampe posteriori e con le zampe anteriori regge il libro e la spada. A metà del XIV secolo si iniziò poi a esporre gonfaloni nei quali campeggiava il classico Leone Marciano andante con libro e spada. Nella stessa epoca tale iconografia venne in generale adottata quale simbolo dello Stato. Nei giorni di festa lo stendardo di San Marco veniva appeso all'abate, in lingua veneta abao, un oggetto inizialmente usato a Costantinopoli. Questo oggetto si costituiva di un piedistallo marmoreo e di palo dipinto di rosso sul quale veniva esposta la bandiera della Repubblica, spesso veniva usato anche davanti ai complessi religiosi dove però la bandiera esposta recava gli stemmi delle confraternite religiose che lo esponevano. Leone Marciano Andante: Ovvero quando è possibile vedere per intero il corpo del leone di profilo, appoggiato su tre zampe mentre l'anteriore destra è poggiata sul libro: tipica raffigurazione presentata nelle bandiere e nelle grandi statue, dove vi era abbondanza di spazio per riportare la rappresentazione completa Leone Marciano Rampante: Di profilo e ritto sulle zampe posteriori e con le zampe anteriori regge il libro e la spada.
Leone Marciano in moléca (pronunciato in mo'eca: Il leone è accovacciato e posizionato frontalmente con le ali spiegate a ventaglio assumendo un aspetto simile al granchio con le chele aperte (e in veneziano moléca è il nome dei piccoli granchi in periodo di muta). È una versione molto usata su spazi ridotti, per la semplicità e la compattezza grafica, soprattutto su monete, sigilli, stemmi e bassorilievi stiacciati. Leone Marciano in moléca (pronunciato in mo'eca: Il leone è accovacciato e posizionato frontalmente con le ali spiegate a ventaglio assumendo un aspetto simile al granchio con le chele aperte (e in veneziano moléca è il nome dei piccoli granchi in periodo di muta). È una versione molto usata su spazi ridotti, per la semplicità e la compattezza grafica, soprattutto su monete, sigilli, stemmi e bassorilievi.
Albona foto della chiesa col Rosone ed il Leone Alato.

Stele funeraria del Gladiatore (myrmillo) Q. Sossius Albius o Albus, dedicatagli da una sua liberta.

Aquileia, Museo Archeologico. Stele funeraria del Gladiatore (myrmillo) Q. Sossius Albius o Albus, dedicatagli da una sua liberta. Prima metà del II secolo d.C.
D(is) M(anibus) Q(uinti) Sossi Albi myrmillonis Sossia lusta lib(erta) patron(o) beneinerenti. Traduzione: Agli dei Mani di Quinto Sossio Albio (o Albo), "mirmillone" la liberta Sossia Giusta al patrono benemerito. Il mirmillone (in latino: murmillo, myrmillo o mirmillo) era una delle categorie gladiatorie che si esibivano negli anfiteatri in epoca romana. Nella categoria dei mirmilloni venivano arruolati i lottatori dal fisico più possente. Sul capo i mirmilloni portavano solitamente un grosso elmo che copriva interamente il volto, decorato con figure marine, dovute alla simbologia mitologica a cui ogni classe gladiatoria era legata. Erano poi equipaggiati con un largo, pesante scudo rettangolare ricurvo (lo scutum, simile ad una tegola), molto simile a quello in dotazione alla fanteria romana; questo scudo schermava l'intero corpo, ad eccezione del volto e delle gambe, queste ultime protette da un solo schiniere (ocrea). Portava, come unica arma d'attacco una corta spada, il gladio. Durante la lotta, il mirmillone si teneva al riparo dietro il grande scudo, esponendo solo volto e gambe, a loro volta corazzate, scostando lo scudo solo per brevi attacchi con il gladio. Da questo punto di vista il mirmillone era per l'avversario una fortezza inespugnabile, di fronte; l'unica possibilità, per il suo nemico, spesso il più agile trace, era trovare il modo di attaccarlo lateralmente, dove era vulnerabile, facendo affidamento sulla relativa lentezza del mirmillone. Nella stele ad altorilievo dedicata a Q. Sossius Albius, il gladiatore è inserito in una nicchia a figura intera vestito di perizoma (subligaculum) con elmo crestato (questo tipo di elmo con tesa ricurva e visiera interamente a grata entra in uso dall’inizio del II secolo d.C.), spada corta (gladius), scudo “a tegola” (scutum), manica al braccio destro, schiniere (ocrea) alla gamba sinistra. Il volto è completamente coperto dalla visiera a grata dell’elmo. La condizione libera e il possesso di una liberta indicano per Sossius un discreto livello socioeconomico, il che è rispecchiato dalla qualità del monumento. Aquileia era dotata di un anfiteatro, ma dei gladiatori che vi si esibivano si conoscono soltanto due testimonianze epigrafiche, la presente e quella del retiarius Passer (CIL V, 1037 = Inscr. Aq., 725), attualmente dispersa. Generalmente sulle epigrafi funerarie i gladiatori sono designati col solo cognomen, indicazione che lascia incerto il loro status personale (schiavi, liberti o ingenui?), anche se sembra verosimile una prevalenza della condizione servile. Nell'Italia settentrionale si conoscono soltanto due casi, compreso il presente, di gladiatori designati da una normale formula onomastica, che ne attesta la condizione libera e il godimento della cittadinanza romana. Altri myrmillones sono raffigurati ad Aquileia nella lucerna in Verzár-Bass (ed.) 1991, cat. n. 53a. (Fonti: West & East; Itinerari epigrafici Aquileiesi; Wikipedia)

mercoledì 13 gennaio 2021

RITA FANCSALY Gabriella Crespi NEW BRONZE AGE
"4Hands - PUZZLE TABLE" Tavolo da pranzo - Ottone, bronzo, vetro di Murano Pezzo unico, 2015. cm 220 x 120 x h.75. Galleria Rita Fancsaly Milano
Un sodalizio di architetti designer accomunati dall'amore per la creazione di oggetti tanto raffinati da risultare opere d'arte. Gabriella Crespi dedicherà la propria vita alla creazione di mobili ed oggetti che, fin dai primi lavori, cattureranno l'interesse del pubblico - risulteranno essere autentiche opere scultoree. Ancora oggi ispira la creatività di molti giovani artisti. Franco Deboni durante il periodo di studi a Venezia, sotto la guida di Carlo Scarpa, si appassiona così tanto al vetro artistico che dopo la laurea inizia l'attività di designer del vetro. Nel 1993 apre, in via Brera a Milano, assieme alla moglie, la "Rita Fancsaly Gallery", specializzata in design storico. Nel 1996, inizia una propria produzione di vetro artistico. La sua è una produzione ridottissima, anche in conseguenza dell'estrema perfezione che l'artista esige da ogni sua realizzazione. 4 Hands nasce nel 2015, realizzato in due esemplari, uno con il piano di vetro rosso e l'altro blu. Il tavolo da pranzo "Puzzle Table" faceva già parte della serie plurimi di Gabriella Crespi, con piani di cristallo che identificano ognuno un singolo posto a tavola, partendo da un tavolo ottagonale composto da due consolle per evolvere in lunghezza secondo le necessità dell'ambiente. L'opera Crespi-Deboni rispecchia quello della maggior parte del mobilio di Gabriella Crespi, linee essenziali, elegantissime, ottone a specchio, i pregevoli vetri del piano sono stati realizzati personalmente da Franco Deboni in una fornace di Murano. Foto © Galleria Fancsaly

lunedì 17 aprile 2017

TRIESTE - DI IERI E DI OGGI

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” Trieste di ieri e di oggi “, nasce con l’intento di condividere notizie, immagini fotografiche, opere di pittori triestini e quanto altro riguardi la città di Trieste e il suo territorio, di ogni periodo storico.
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